Robot non è necessariamente sinonimo di umanoide. Quelli pensati per la pulizia, gettonatissimi (l'azienda iRobot ne ha venduti più di 10 milioni di esemplari in poco più di dieci anni), non hanno bisogno di gambe e braccia per infilarsi negli angoli più reconditi a rimuovere la polvere. Scatolette provviste di ruote e motore, sufficientemente basse e piatte da infilarsi sotto i mobili, si muovono silenziosamente e in perfetta autonomia, spazzando il pavimento mentre tu fai altro. I Roomba di iRobot (irobot.it), in vari modelli sempre più evoluti, sono stati i precursori, ma altri marchi oggi propongono le loro versioni. Oltre agli aspirapolvere, poi, ci sono apparecchi per lavare i pavimenti e passarli quotidianamente con un panno usa e getta, tagliare il prato, pulire le finestre, le grondaie e persino il barbecue.
Elettrodomestici per la pulizia a parte
, quella dei robot è ormai una (pacifica) invasione. A spopolare sono simpatici e futuristici assistenti domestici come Famibot (ecovacs.com), che si collega allo smartphone, riproduce musica, scatta foto, purifica l'aria e fa da rilevatore di fumo.
O Budgee, in vendita negli Stati Uniti da gennaio, che ti segue ovunque portandoti la spesa, oggetti pesanti e persino un bambino (!).
Pensati per il puro intrattenimento, ci sono poi gli abbordabilissimi DiscoRobo, lanciati da Tosy a circa $50, che ballano a ritmo di musica, o i Robosapiens WowWee, che camminano, fanno mosse di kung-fu e rumoreggiano come umani poco educati. Per gli amanti
del fai-da-te, infine, i robottini da costruire: l'ormai consolidato open source Q.bo (thecorpora.com) e Robi,
l'umanoide progettato da Tomotaka Takahashi per DeAgostini, da assemblare in 70 uscite settimanali. Il più simpatico – e coraggioso – resta però HitchBot, che la scorsa estate ha attraversato il Canada in autostop. Per scoprire se degli umani ci si può ancora fidare.